Aldo Cazzullo campione di vendita

Voi donne siete meglio di noi. Non pensiate che gli uomini non lo sappiano; lo sappiamo benissimo, e sono millenni che ci organizziamo per sottomettervi, spesso con il vostro volenteroso aiuto. Ma quel tempo sta finendo. È finito. Comincia il tempo in cui le donne prenderanno il potere. Lo stanno prendendo. E «potere» non è una parola negativa; dipende dall’uso che se ne fa. Le donne ne faranno un uso migliore degli uomini. E li salveranno.
Le ragazze si applicano di più non solo perché maturano prima, ma proprio perché non sono maschi, e sanno che a loro è richiesto di più. L’Italia è certo un Paese maschilista, familista, burocratico, abitudinario; ma è pur sempre un Paese capitalista, a economia di mercato. E il mercato, e il merito, a lungo andare si impongono. Se le ragazze sono più brave, le ragazze andranno più avanti.
La donna ha sempre avuto qualcosa in più; ora però ne è consapevole. Un tempo i posti migliori erano riservati agli uomini, anche nelle attività considerate da donna. C’erano molte sarte e molte cuoche; ma i grandi stilisti e i grandi chef erano soprattutto maschi. Oggi non c’è categoria, mestiere, contesto sociale in cui le donne non emergano. Le mogli si realizzavano attraverso il successo dei mariti, e si diceva che dietro ogni grande uomo ci fosse sempre una grande donna. Una frase che oggi si può ribaltare: dietro una grande donna a volte c’è un grande uomo; più spesso ci sono talento, sacrifici, lavoro. Non a caso Christine Lagarde, direttore del Fondo monetario internazionale, ha pubblicato una ricerca secondo cui le aziende dirette da donne e che investono sulle donne vanno meglio delle altre. (Anche l’altra grande istituzione finanziaria, la Fed americana, è in mano a una donna: Janet Yellen).
Immagino l’obiezione: non si può generalizzare; non si possono dare giudizi che valgano per tutti. Non esistono gli uomini e le donne in blocco; esistono esseri umani, con le loro qualità e i loro limiti. Sono d’accordo. Verrà un giorno in cui una donna premier o una donna manager non faranno notizia; e un premier o un manager si valuteranno per il loro operato, non per il loro sesso o il loro aspetto. Oggi non è ancora così. Oggi, per emergere, una donna deve troppo sovente comportarsi come un uomo, muoversi come un uomo, quasi «diventare» uomo. Non a caso si dice, con un’orrenda espressione ghiandolare, «donna con le palle»; cui Roberto Vecchioni in una canzone contrappose la «donna con la gonna».
Invece le nostre figlie, le ragazze della «generazione Hermione», potranno valorizzarsi restando se stesse, affermandosi in quanto donne, esprimendo appieno la loro femminilità.
Anche questa è una conquista che spetta alla «generazione Hermione»: un mondo in cui la libertà della donna non sia negata o concessa, ma riconosciuta nella sua pienezza. In cui non si parlerà di quote rosa, ma apparirà naturale che al potere ci sia una donna. In cui le femmine non dovranno più travestirsi, imitare i maschi, assumere linguaggi e abitudini virili, e neppure recitare una parte; ma potranno essere se stesse, capaci di accettare i propri difetti proprio perché nessuno metterà più in discussione le loro qualità. Un mondo in cui il futuro non sembrerà una nuvola nera, ma un luogo dove vivere insieme, per molto tempo ancora, uomini e donne infinitamente attratti dalla loro diversità, mai più soggiogati se non dalla libera scelta dell’amore.